Perchè la Riforma ucciderà migliaia di associazioni no profit generiche
15 Maggio 2019 | Chiara Fiocchi
Spesso e volentieri sentiamo ridurre la Riforma del Terzo settore a una semplice modifica degli statuti riguardante le Associazioni di Promozione Sociale, Onlus e Organizzazioni di Volontariato.
In realtà non è affatto così: primo perché il passaggio a Ente del Terzo Settore comporta moltissimi nuovi obblighi a fronte di vantaggi minimi e sostanzialmente in continuità con quelli già previsti per queste associazioni.
Il secondo punto è che la Riforma del Terzo Settore impatta in modo pesantissimo e drammatico in particolare verso le Associazioni no profit generiche, che sono la maggior parte delle associazioni no profit attualmente attive in Italia e le più colpite da questa Legge.
Moltissime sono le penalizzazioni previste, ma in particolare c’è una questione che sappiamo porterà alla chiusura di moltissime associazioni no profit generiche, se non decideranno entro l’anno di modificare radicalmente come hanno operato fino ad oggi.
Provo a spiegartela con estrema sintesi, per quanto possibile in una mail.
Per le associazioni no profit generiche verranno considerate istituzionali (quindi esentasse e gestibili con solo codice fiscale) SOLO LE ENTRATE DERIVANTI DALLE QUOTE ASSOCIATIVE ANNUALI.
Il Codice del Terzo Settore ha infatti modificato il TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), escludendo queste associazioni dal beneficio fiscale di considerare istituzionali non solo le quote associative ma anche i corrispettivi specifici versati dai soci.
Per capire questa novità è importante conoscere la differenza fra quote associative e corrispettivi specifici dai soci, cosa che sappiamo genera spesso grande confusione.
La quota associativa annuale è quella quota che TUTTI i soci DEVONO pagare per essere in regola con i doveri sociali. É quella il cui pagamento deve essere segnato sul Libro Soci per rilevare, durante le Assemblee soci, se il singolo socio ha i diritti sociali obbligatori (diritto di elettorato attivo e passivo: cioè poter eleggere ed essere eletto, poter esprimere il proprio voto, poter frequentare i locali sociali – che non significa poter partecipare gratuitamente alle attività dell’Associazione). Si tratta della più pura delle Entrate Istituzionali.
Il contributo soci invece è il versamento di una somma da parte di un socio alla sua Associazione per partecipare ad una attività (un corso, una gita, etc etc); in gergo si definisce “corrispettivo specifico” (perchè serve a pagare in modo diretto – o corrispondente – un servizio ben individuato – o specifico). Che il contributo sia pagato in soluzione unica o a rate, poco importa.
Fino ad oggi, sia le quote associative che i contributi dai soci erano (quasi sempre) considerate attività istituzionali, quindi non soggette a tassazione e per le quali era sufficiente rilasciare una ricevuta non fiscale.
Con le modifiche introdotte dalla Riforma, invece, per le associazioni no profit generiche saranno considerate istituzionali SOLO le quote associative annuali, mentre i corrispettivi da parte dei soci saranno considerate entrate commerciali.
Quindi, a meno che non ci siano proroghe o modifiche all’attuale Legge, dal 2020 le associazioni no profit generiche saranno in estrema difficoltà.
In primo luogo perché, per ricevere corrispettivi specifici da parte dei soci dovranno aprire la partita iva e pagare le tasse su questo tipo di entrate. Questo per molte associazioni già significa sostenere dei costi e degli oneri troppo alti rispetto al volume delle entrate che l’associazione genera.
Ma purtroppo non finisce qui. La Riforma infatti prevede che per quelle stesse associazioni non valga più la Legge 398/91, che prevede un regime fiscale agevolato per la gestione delle entrate commerciali, ma soprattutto che pone come limite alle entrate commerciali un tetto molto alto (400 mila euro all’anno).
Non valendo più la 398, vale invece il cosiddetto principio di prevalenza.
Detta semplice: le associazione no profit generiche potranno avere entrate commerciali ma solo se sono inferiori alle attività istituzionali.
Hai capito bene: fanno diventare la stragrande parte delle entrate dell’associazione (come le quote corsi) entrata commerciale, ma ti dicono che le entrate commerciali non possono superare le entrate istituzionali (quindi il totale delle quote associative).
Se succede, perdi lo status di Ente Non Commerciale e quindi non sei più considerato associazione.
Come capirai il combinato disposto di queste due novità (considerare i corrispettivi dai soci come entrata commerciale e imporre che le entrate commerciali debbano essere inferiori a quelle istituzionali) creerà un cortocircuito che renderà quasi impossibile che queste associazioni sopravvivano.
Per questo non finiremo mai di dire quanto faccia schifo questa Riforma, che nonostante la retorica e le belle parole ha fra i suoi primi obiettivi quello di far chiudere moltissime associazioni in Italia.
Perché sta succedendo, come cambiano le cose, e soprattutto come non farsi cogliere impreparati dai cambiamenti che stanno arrivando è quello che trattiamo nel nostro libro “La Riforma del Terzo Settore fa schifo”.
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